Le chiese del Territorio Arnate dipendenti da San Giustino de Arno

Collocata strategicamente in prossimità della rete viaria che garantiva il collegamento con le città di Perugia, Gubbio, Assisi e con il mare Adriatico, la domus templare di San Giustino de Arno si configurava, a partire dal 1238, come una precettoria dotata di numerosi possedimenti. In precedenza tali beni erano inclusi in una vasta tenuta appartenente al patrimonio della Chiesa Romana e indicata per la prima volta in un documento del 995 come la curte de Arna quo est massa Sancti Petri.

Questa massa era costituita fra l’altro da tribus castellis et villis eorum et pertinenciis ... idest Arni, Civitella, Pilonico, corrispondenti agli attuali insediamenti di Castel d’Arna, Civitella d’Arna e Pilonico Paterno. Di tutto ciò dà conto un atto del 14 ottobre 1059 – definito dall’antico archivista privilegium decime de valle Arni – con cui papa Nicolò II concedeva le decime di tali castelli a Bonizzone, abate del monastero di San Pietro di Perugia, come ricompensa per l’industria et benivolentia di costui erga servicium et fidelitatem Sancti Petri.

Del cospicuo patrimonio di cui la precettoria di San Giustino era dotata forniscono conferma i poderi e le dipendenze ecclesiastiche poste sotto la sua giurisdizione anche dopo la soppressione dell’Ordine del Tempio e il passaggio dei relativi beni all’Ordine di Malta, secondo quanto disposto nel 1312 con la Ad providam Christi vicarii.

ASMOM, Archivio Priorato di Roma, Serie Commende, Cabreo 142, anno 1745

Tra le varie pertinenze della precettoria/commenda meritano un cenno particolare:

Pieve di Santa Maria di Ripa

Al suo interno si segnalano un altare in pietra con una croce tracciata in modo rudimentale, una vasca in pietra che, visto il rango di plebs proprio dell’edificio ecclesiastico, doveva verosimilmente servire da fonte battesimale, e decorazioni ad affresco, sottoposte a un accurato restauro eseguito nell’anno 2000. Tra queste, si segnalano in particolare:

  • Un dipinto raffigurante san Bernardino da Siena, realizzato negli anni settanta del Quattrocento da un pittore dell'ambito di Benedetto Bonfigli nell'intradosso dell'arco che divide la navata dal presbiterio
  • Un dipinto situato nella parte absidale, proprio dietro l'altare, e dunque solo parzialmente visibile, raffigurante san Bernardino e san Pietro
  • La pala d'altare ad affresco raffigurante la Madonna e il Bambino tra i santi Sebastiano e Barnaba e, sulla sommità, Dio benedicente

L’opera fu concepita, insieme alla relativa cornice, a imitazione di una pala lignea, la cui realizzazione sarebbe risultata senz’altro più costosa. Eseguita da un pittore perugino, risulta tuttavia già impostata su modelli del manierismo fiorentino, come si vede dalle pose articolate e dinamiche della Vergine e del Bambino. Fu realizzata nel 1531 per volontà di un non meglio identificato Mario di Giovanni di Gabriello, come risulta dall’iscrizione in lettere capitali contenuta nel basamento del trono della Vergine:

Queste figure la facie fare Marioto de Giovanie de Gabriello A. D. m.cccccxxxi

— Sonia Merli